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DAVID FERRER, UNO SPAGNOLO A PARIGI BERCY

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DAVID FERRER, UNO SPAGNOLO A PARIGI BERCY
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di Nicola Pucci Sabato, ore 14.30, sintonizzo Sky Sport 2, canale 202, e trovo a scambiarsi bordate da fondocampo Janowicz, il polacco che non ti aspetti, e Gilles Simon, beniamino di Francia. La domanda sorge spontanea, e pure ovvia: siamo proprio sicuri che si tratti del Master 1000 di Parigi Bercy? Dove sono Federer e Nadal? Djokovic e Murray? E Del Potro? E Tsonga? E Berdych? Tutti seduti comodamente in poltrona, o più probabilmente già a Londra dove tra qualche ora si avvia il Masters di fine stagione, e per una volta la cosa non può certo dispiacermi. Dopo anni di meravigliose, seppur inevitabili e scontate, sfide tra i grandissimi del tennis, tocca ai comprimari guadagnarsi una vetrina di prestigio. Una ventata di novità? Nuovi attori si affacciano al palcoscenico che conta? Non proprio. Solo che, caso raro, i fenomeni della racchetta stavolta si son presi, in blocco, una settimana di pausa. E gli altri ne hanno approfittato. Oddio. David Ferrer che si porta a casa il trofeo ed intasca l’assegno corposo che spetta al vincitore proprio uno sconosciuto non è. Anzi. Da anni lo spagnolo, non certo baciato dal genio tennistico a confronto degli altri mammasantissima, staziona tra i dieci più forti al mondo – addirittura dal 30 gennaio 2006 – guadagnandosi stagione dopo stagione buon ranking e stima dei colleghi in pantaloncini. Abnegazione, coraggio, serietà e corsa sono le armi che ne fanno un avversario difficile da sconfiggere e spesso presente nelle fasi finali dei tornei più importanti. Janowicz oggi ne ha fatte le spese. Ma per il polacco, numero 221 del mondo all’inizio del 2012, assolutamente ignoto al grande pubblico, si è trattata comunque di una bellissima favola, ahimè senza lieto fine, ma non importa, iniziata con le qualificazioni e proseguita con le inattese vittorie contro Kohlschreiber, Cilic, addirittura Murray, Tipsarevic e Simon. Il protagonista a sorpresa del torneo è lui, è lui il coccolo dei parigini che lo hanno adottato e sostenuto lungo l’arco di una settimana indimenticabile, chiusa con l’onorevole sconfitta per 6-4 6-3. Ferrer è sceso in campo da favorito, troppo ghiotta l’occasione per incamerare il primo Master 1000 della carriera. Il tennista spagnolo ha menato le danze sfruttando nel primo set il break decisivo che è valso il 6-4, nel secondo parziale ha condotto in scioltezza sfruttando la giornata di scarsa vena al servizio di Janowicz giunto forse all’atto finale con le pile un po’ scariche. Aggiungete un posto a tavola, cari campioni del tennis: da oggi, a Londra, David Ferrer, spagnolo trentenne di Valencia, sarà duro da battere. Del polacco che picchia sodo di dritto e di battuta, statene pur certi, sentiremo ancora parlare: si chiama Janowicz, di nome fa Jerzy.

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